Festa del Teatro. Intervista a Carmelo Pace, presidente Fita

16/09/2008 18:43

 

di Marta Proietti

Carmelo Pace - Pres.Fita

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - 9 SETTEMBRE - Dal 25 al 28 settembre si svolgerà a San Benedetto del Tronto la Festa del Teatro. E’ il momento più importante di aggregazione per i soci della Fita, federazione italiana teatro amatori. Molti gli appuntamenti in programma, tra cui stage su temi diversi. Verranno assegnati i premi Fitalia e, per una settimana, l’Accademia dello spettacolo darà la possibilità ad un gruppo di ragazzi provenienti da tutte le regioni d’Italia di seguire lezioni sulla costruzione dello spettacolo teatrale. “Non è detto - dice il presidente della Fita, Carmelo Pace (foto) - che per i ragazzi che verranno a San Benedetto del Tronto il teatro debba rappresentare la fonte del loro guadagno, ma l’Accademia rimane senz’altro un’esperienza importante di formazione”. Da quest’anno, poi, alla Festa del Teatro si aggiunge una novità: il comune ospitante, che cambia ogni anno, verrà nominato capitale nazionale del teatro amatoriale per la stagione artistica. La Fita si impegna a promuovere il comune che a sua volta, oltre ad ospitare la Festa, organizza nel corso dell’anno tutta una serie di eventi legati al teatro amatoriale.



Eletto lo scorso giugno, Carmelo Pace è il nuovo presidente della Fita per il quadriennio 2008-2012. Pace succede a Fiammetta Fiammeri, che ha guidato la federazione per quattordici anni e che ora è stata nominata presidente della Coepta, l’associazione che si occupa delle relazioni con le federazioni di teatro amatoriale dell’Unione Europea. Il congresso nazionale della Fita, svoltosi lo scorso giugno, ha eletto nel consiglio direttivo, oltre a Pace, anche Gianfranco Ara, Gianni D’Aliesio, Francesco Pirazzoli, Mauro Pierfederici, che già facevano parte del precedente direttivo, e Giuseppe Minniti.

“La mia presidenza - spiega Pace - sarà nel segno della continuità, anche perché ero già consigliere durante il mandato di Fiammetta Fiammeri. Continueremo a lavorare per far crescere il numero di compagnie associate, pronti a coglierne le esigenze. In questa direzione è importante riuscire sempre più a garantire assistenza giuridica, fiscale e assicurativa. Per quanto riguarda invece il rapporto con le istituzioni pubbliche, occorre lavorare per fare capire meglio che cosa rappresenta la Fita: siamo una parte importante del mondo del teatro e, con le nostre 1.100 compagnie aderenti per 15.800 iscritti, rappresentiamo per il Paese un valore aggiunto non solo artistico, ma anche sociale, perché siamo presenti su tutto il territorio. La nostra riconoscibilità può essere rafforzata con un progetto che coinvolga tutte le nostre strutture interne, sia provinciali, sia regionali. Questa strada passa anche attraverso la formazione dei nostri quadri e per questo puntiamo ad un organismo permanente della formazione”.

Quali sono i progetti cui state lavorando?
“Grazie al rapporto di collaborazione con l’Agis abbiamo potuto approfittare di occasioni importanti, non ultima la sottoscrizione dell’iniziativa del ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Carta dello Studente “Iostudio”, che consente agli studenti delle scuole superiori di avere delle agevolazioni per gli spettacoli. Tutte le nostre compagnie si sono rese disponibili a ridurre del 40% il prezzo del biglietto ai ragazzi che esibiranno la Carta. Mi auguro, inoltre, che presto venga formalizzato un progetto con il ministero dell’Istruzione sul tema della interculturalità, che prevede la collaborazione diretta dei nostri rappresentanti sul territorio con i professori delle scuole che aderiscono: l’obiettivo è quello di favorire il confronto tra gli studenti sul tema della convivenza tra persone appartenenti a diverse culture, razze e religioni, preparando un testo da mettere in scena. Alle iniziative nazionali si aggiungono quelle a livello locale, tra cui la convenzione firmata dalla regione Marche, che prevede la collaborazione della delegazione regionale della Fita all’organizzazione di alcuni spettacoli in teatri recentemente ristrutturati”.

Qual è il problema più importante del teatro amatoriale che lei vorrebbe risolvere nel corso del suo mandato?
“Mi piacerebbe arrivare ad una semplificazione fiscale e ad un quadro normativo di riferimento più chiaro. Oggi le compagnie sono regolate sia in base al codice civile, sia in base alle norme per gli enti non profit, sia, per analogia, con leggi che riguardano i non professionisti. La materia è, quindi, complessa e ogni volta i nostri associati, per avere dei chiarimenti, devono rivolgersi ad un professionista. E i costi non sono indifferenti per queste consulenze. Eravamo riusciti a far inserire in una bozza di legge per il teatro anche il riconoscimento di quello amatoriale, ma la legge ancora non c’è”.

Recentemente avete apportato delle modifiche allo statuto della Federazione, con quali obiettivi?
“Ci sono stati dei cambiamenti di natura tecnica, che ci hanno dato la possibilità di accedere ad alcuni riconoscimenti, non ultimo quello di “ente di promozione sociale” assegnato alla Fita dal ministero del Lavoro, sottolineando il valore del teatro amatoriale. Le altre modifiche dello Statuto servono  ad allargare la base democratica della Federazione, consentendo una partecipazione più attiva a tutte le compagnie: ad esempio, ora è prevista un’assemblea dei gruppi non più ogni 4 anni, ma ogni anno”.


 

 

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